Per completare la propria missione, Hespérus seleziona insieme a voi il campo artistico più opportuno. Grazie alla molteplicità degli artisti associati, proponiamo le seguenti discipline: fotografia, danza, musica, arti plastiche, cinema, teatro e scrittura.
Scoprite come i nostri collaboratori descrivonoin qualche parola il loro campo artistico.
La Poesia e la Musica esistono nel tempo. La Pittura e l’Architettura appartengono allo spazio. Ma solamente la Danza abita lo spazio e il tempo contemporaneamente. In essa, colui che crea e l’oggetto creato, ovvero l’artista e l’espressione della sua stessa arte, diventano un tutt’uno. La partecipazione è completa.
La danza è un’espressione umana universale. Da sempre ed in tutte le culture, gli uomini e le donne danzano per riunirsi, per celebrare eventi, per accompagnare dei rituali, o anche per creare un legame tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
Attraverso la danza, gli esseri esprimono le loro emozioni più profonde e raccontano delle storie, che siano esse storie individuali o collettive. Non serve una tecnica straordinaria per mettere il proprio corpo in movimento, per mettersi in gioco e per creare una relazione con lo spazio circostante e con gli altri. Molto rapidamente, grazie ad una didattica adattabile, ciascuno può assaporare la grazia di un movimento preciso, di un movimento bello, quel movimento che riuscirà ad esprimersi partendo dalla propria sensibilità interiore per vibrare nel mondo.
La danza è altresì intimamente legata alle musiche che le danno vita e coinvolge nella sua espressione tutti i sensi, primo fra tutti il tatto.
Infine la danza infonde un profondo senso di consapevolezza di sé, una coscienza precisa di chi siamo…
Ci sono delle cose che non dico a nessuno quindi non fanno male a nessuno. Ma la sventura è che io. La sventura la sventura è che io queste cose le so.
Se la vita a volte non ci lascia scelta su quello che racconta, il linguaggio può offrirci la libertà di scegliere il senso che vogliamo dargli. Questo potere appartiene a tutti.
Solo un passo divide la scrittura in solitaria dalla scrittura durante un laboratorio: la presenza dell’altro. L’incontro con un testo, con un luogo, con un silenzio o una sensazione, un incontro che scatena la voglia di scrivere. Il laboratorio inizia, quindi, con una proposta di scrittura, come un trampolino che ciascuno ha il diritto di affrontare a modo suo.
Successivamente, nel tempo riservato alla scrittura, ciascuno plasma a proprio modo il linguaggio e le emozioni che gli suscitano. Ciascuno crea i propri codici che potranno parlare poi a tutti. Quindi, arriva il tempo della condivisione, che può coinvolgere diversi piani, diverse voci. La scrittura diventa allora, uno spartito che chiede di essere ascoltato.
Seppur le parole sono solo vento, esse soffiano all’interno di ciascuno ed insieme, e ci conducono verso orizzonti comuni.
Quelle che contano sono le note che non senti.
La musica è un linguaggio universale, pertanto laddove si tratti di un’esperienza collettiva o della trasmissione da insegnate ad alunno, le barriere linguistiche o interpretative crollano. Si può quindi affermare che nell’arte in generale, la trasmissione orale è un procedimento che non richiede la parola, o persino che la parola stessa può limitarla, favorendo delle posizioni contraddittorie, in quanto l’osservazione non necessita commenti o addirittura funzioni cognitive. Il corpo è legato ai propri ricordi del passato, e noi cerchiamo di metterlo in contatto unicamente con il presente.
Fotografare da soli. Imparare a vedere con i propri occhi e non attraverso stereotipi. Svegliare il proprio sguardo per aprire le relazioni sociali altrimenti rinchiuse in una realtà imposta, ed intesserle in maniera diversa, per assicurare la propria presenza al mondo, in maniera diversa.
Grazie alla scrittura fotografica, i partecipanti sviluppano durante il laboratorio un diverso sguardo sul mondo, e grazie alla propria forza soggettiva, sono capaci di trasformare la loro storia e la loro visione, per il tempo di una rappresentazione.
La fotografia, questo legame sociale, questo mezzo che permette la costruzione di un nuovo sguardo, è una maniera di contemplare il destino, individuale e collettivo, attraverso le proprie ferite e le proprie gioie: una meravigliosa forma di estetica della sensibilità e dell’umanità.
Regista o film director. Non si tratta di dirigere qualcuno, ma di dirigere se stessi.
Movimento dal di fuori verso il di dentro. (Attori: movimento dal di dentro verso il di fuori.)
L’importante non è quello che mi mostrano ma quello che mi nascondono, e soprattutto quello che non sospettano di avere in essi. Tra loro e me: scambio telepatico, divinazione.
L’universo di ciascuno è universale.
La bellezza delle cose si trova nell’imperfezione e nel loro carattere incompiuto, nella loro instabilità e semplicità, ma anche nella loro spontaneità, nella loro mancanza di determinazione e nella loro freschezza non convenzionale.