Édouard Beau

Édouard Beau

Pratica la fotografia documentaria come autodidatta interrogandosi sulla condizione umana, i flussi migratori e le loro cause.

Dal campo di Sangatte nel 2002, al Kurdistan Iracheno dal 2003 al 2006, poi a Mossul nel 2007 con un’unità dell’esercito regolare iracheno, crea delle immagini fisse e dei video carpiti durante incontri ed eventi.

Successivamente si dedica ad un periodo di analisi di questo sistema caotico al fine di riflettere sul nostro rapporto con l’altro, con i media e con il mondo, posizionandosi all’incrocio tra l’analisi geopolitica, l’impegno umano e la percezione poetica.

Nel 2009, Searching for Hassan riceve il premio Premier Film al FID di Marsiglia e il Premio della Giuria Film Long al festival del documentario di Al Jazeera a Doha, Qatar 2010.
Nel 2012, Searching for Hassan riceve il premio di Qualità del Centro Nazionale della Cinematografia.

Nel 2011, Édouard Beau si è diplomato presso la Scuola Nazionale Superiore di Fotografia di Arles. Essendo lui stesso scampato all’esplosione di un ordigno esplosivo improvvisato, durante un soggiorno a Mossul nel 2007, durante l’estate 2011 realizza un’opera fotografica e video sullo stress post traumatico dei soldati americani veterani delle guerre in Afghanistan e in Iraq, in occasione di uno scambio con l’International Center of Photography a New York.
Sempre nel 2011, realizza il Laboratorio di Creazione Radiofonica “Irakistan”, di 59 minuti per France Culture. Mossul/Kurdistan Iracheno 2008-2011.

Nel 2012-2013, percorre la quasi totalità del territorio iracheno al fine di redigere una valutazione della situazione soggettiva del paese, lavora attualmente sulla post-produzione di un film sull’argomento.

Nel 2013-2014, era membro artista dell’Accademia di Francia a Madrid, Casa de Velazquez, dove ha teorizzato l’utilizzo della fotografia associato al paesaggio sonoro per affrontare la memoria di un conflitto. Crea allora un sistema sonoro binaurale, stocastico, auto generativo e interattivo di immersione che interroga la “sopravvivenza della storia” nei giorni nostri, applicandosi durante un anno a lavorare sulla memoria della guerra civile spagnola, grazie all’utilizzo di nuove tecnologie digitali, tra cui il programma open source Pure Data.

Alla fine del 2014, documenta la lotta tra le forze kurde contro l’organizzazione dello Stato Islamico, filmando e fotografando per quattro mesi, la vita di un gruppo di soldati sulla linea di fronte a 20km da Mossul.

Nel 2015, realizza l’opera radiofonica “Coincés entre la Turquie et daesh, l’impossible départ” (Bloccati tra la Turchia e Daesh, la partenza impossibile), di 55 minuti, per la trasmissione Création on Air di France Culture. Rojava, Siria.

Nel 2016 espone alla Fondazione Manuel Rivera Ortiz, ad Arles. In questo stesso anno, realizza il breve film (ciné-tract) “Archéologies et mémoires d’empires” (Archeologia e memorie di imperi), opera in due parti sulla memoria, commissionata dal festival Hors Pistes del Centro Georges Pompidou di Parigi.

Nel 2017, presenta le sue ricerche sui dispositivi di percezione al festival Balance-Unbalance all’Università di Plymouth, dove viene invitato a condurre un laboratorio scientifico per i 50 anni della rivista di Arti e Scienze del MIT “Leonardo”. I suoi lavori sulla memoria della guerra sono stati presentanti al simposio dell’Association for Computing Machinery Multimedia nel museo della storia del computer di Palo Alto, Silicon Valley, California. L’abstract della sua opera El Dorado 2017 è stato selezionato per partecipare alla ventesima conferenza “Consciousness reframed – subtle cybernetics & the ar of mind” a Pechino in Cina.

Nel 2018 partecipa al congresso “Dispositivi di percezione dell’ambiente umano e non umano” organizzato dall’Università di Perpignan Via Domitia.

Ad oggi, continua le sue ricerche mettendo l’Uomo al centro delle sue preoccupazioni, intrecciando giornalismo, poesia e fotografia documentaria, paesaggio sonoro 3D, opera radiofonica e realizzazione di film.